Phoenix Forum

Pacific Rim, in realtà mi serviva solo uno spazio dove pubblicarla ed ho chiesto un passaggio ad una amica fenice di vecchia data ;)

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Poros_7
view post Posted on 15/7/2013, 23:11




ATTENZIONE! ALTISSIMO RISCHIO SPOILER!

PREMESSA 1
Allora, ho appena visto Pacific Rim e sto sentendo la colonna sonora mentre scrivo questa recensione.
Quindi sono fomentato a bestia. Finisce a cazzotti, io ve l'ho detto. angry

PREMESSA 2
Questa NON (sì, urlato! che c'è?!) è la recensione che cercavate. Questa non è una recensione per quelli forse vedranno il film o che lo hanno già visto.
Questa è una recensione di guerra. Questa è una recensione di guerra perché pare che su questo cazzo di pianeta-web, se vuoi contare ancora
qualcosa, devi dire la tua su Pacific Rim. Anche se non l'hai visto, chissenefrega. Come tutte le cose del web, l'importante è parlarne o sei fuori.
E a me, fuori dal web, mica potete spera' de cacciarmece così, a gratis! A cazzotti me ce dovette cacciare, altro che me mandate du' robottoni!

Questa è la mia recensione di risposta. Questa è la mia recensione fatta apposta per chi ha scritto o ha letto almeno una recensione su Pacific Rim.
Se non l'avete fatto siete ancora in tempo:
- I 400 calci (e già so' sette)
www.i400calci.com/2013/07/pacific-r...ri-che-contano/
- Cane Quantico
http://canequantico.blogspot.it/2013/07/re...m.html?spref=fb
- Asso, A Panda Piace e Zerocalcare su la Repubblica XL
http://xl.repubblica.it/articoli/pacific-r...a-fumetti/4394/
- Dalla Parte di Asso
http://prontoallaresa.blogspot.it/2013/07/...-anteprima.html
- Un articolo di costume alla Kotaku
http://kotaku.com/pacific-rims-most-emotional-line-was-left-untranslated-789403352
- E pure una di Asso su Iron Man 3, così a gusto, giusto perché questa non mi piace quasi per niente (sono serio)
http://prontoallaresa.blogspot.it/2013/04/...recensione.html

Mo basta, se non le avete lette so' cazzi vostri, io v'avevo avvertito. Mo so' cazzotti.

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BUM! CAZZOTTO! No no, non è lo smartphone e non ha neppure caricando male la pagina. Il titolo voleva essere proprio così: titanico, ad effetto,
esagerato, epico, impossibile da vedere tutto insieme, un cazzotto in pieno grugno. Perché così inizia Pacific Rim, come questa recensione. Con un
preambolo sui mostri cattivi che ha un suo senso, ma di cui a ben pochi importa qualcosa, e con un pugno insensatamente grande, che fa dimenticare
tutto, un pugno dritto allo spettatore più che al mostro. Benvenuti, questo è Pacific Rim. E questa è la mia recensione.

L'OVVIO CHE CONTA DAVVERO

Dai, facciamo 'sto paragrafo subito, via il dente via il dolore. Sulle cose che contano davvero, c'è ben poco di nuovo da dire. Il leitmotiv del film è la
maestosità, i jaeger sono enoromi, i kaiju sono ancora più grossi, sono lenti e si vedono per intero. (Sia chiaro, si vedono per intero. Se non li avete
visti per intero vi siete assolutamente distratti e poi avete pure avuto il coraggio di scrivere una recensione per lamentarvene. Siatene consapevoli.)
Orgia visiva, effetti speciali perfetti, omaggio all'animazione giapponese che ha visto lo sceneggiatore da piccolo, cazzotti per palati grossolani, robot
contro mostri per nostalgici trentenni e bambini, bla bla bla, tutto vero, l'hanno detto tutti, sai che palle, finiamola qui e parliamo di cose meno ovvie e
su cui è più facile litigare.

LA DIATRIBA OCCIDENTALE DELL'ISPIRAZIONE NIPPONICA

Mettiamo un po' di carne kaiju al fuoco e buttiamoci su uno degli argomenti più dibattuti di Pacific Rim: i robottoni sono ispirati all'animazione
giapponese (e ai live action, non scordiamoci i live action, per carità, ci ritorneremo) della generazione '70, degli '80, dei '90 o tutte e tre?
(Se pensate che la domanda sia strana, non avete dato retta ai miei avvisi fino a qui, questa non è la recensione che cercavate.)

Prima di tutto, chiariamo che ispirati non vuol dire ricalcati. Io sono sicuro che Beacham e Del Toro [ndr. rispettivamente sceneggiatore e regista]
abbiano voluto omaggiare:
- per storia e temi la generazione '70
- per design e concetto dei robot quella '80
[ndr. diamo una mano a mia zia che mi legge dalla Lapponia medievale: quelli tipo Mazinga Z per i '70 e quelli tipo Gundam per gli '80].

Robot come ultimo baluardo della resistenza umana, rettili alieni invasori grandi come grattacieli, piloti con grandi piccole semplici storie che
arrivano fino nella testa dei mecha [ndr. robot, ciao zia!]. Questi sono i '70.

Macchine completamente costruite dall'esercito e totale fiducia nelle capacità della scienza. Ma soprattutto saldatrici, carrelli, cavi, pistoni, motori,
refrigeranti, riparazioni, realismo, realismo, realismo sono gli anni '80. E vi risparmio tutta l'evoluzione del concetto di robot avvenuta tra i '70 e gli '80
da avatar-samurai dell'eroe ad arma da guerra, ma sappiate che conta tanto pure quella.

Questa immagine della serie Gundam doverebbe fugare ogni dubbio (Gulliermo, lo so che l'hai vista):
Gundam28

Non c'è granché, invece, della componente mitologica-religiosa della generazione anni '90 [ndr. per molti recensori e non solo per la zia, Neon Genesis
Evangelion è del '95, non degli '80], delle classiche vestigia antiche ritrovate, del residuo pseudo-magico, delle tematiche adulte (vere!) incarnate
dai personaggi, della loro fragilità e codardia durante il combattimento, delle loro morti lontane dai riflettori degli scontri.

Tuttavia, non si riesce (e poi, perché farlo?) a ben isolare le proprie fonti di ispirazione quando si scrive una storia ed il tutto finisce sempre per essere
"contaminato". Ed in Pacific Rim finisce dentro un po' tutto, compresi richiami (consapevoli o no? boh?) all'animazione giapponese '90 e addirittura
2000. Ad esempio, nella connessione neurale dei due piloti (da molti indicata come unica buona trovata narrativa, ci torniamo, tranquilli) io ci ho visto
Aquarion [ndr. anime del 2005], in cui i tre piloti che comandavano il mecha di turno raggiungevano uno stadio molto simile all'orgasmo (!!!) durante la
fusione del robot (cliccare qui per credere).
Quindi voi siete benissimo autorizzati a vederci Evangelion, il Godzilla del '54 o quello che volete. L'ispirazione è per la maggior parte inconscia ed
imprevedibile e quella di Beacham non fa eccezione. E poi il suo numero di telefono non ce l'ha nessuno.

NON CI SONO LIVE ACTION IN AMERICA

Quanto detto finora sarebbe valido e perfetto come genesi culturale di un qualsivoglia live action (ci siamo tornati!!!), ma se Pacific Rim ha un grande
pregio è proprio di NON essere stato girato dai giapponesi. BUM! CAZZOTTO! Questo deve aver fatto male a tutti quelli che hanno gradito il paragrafo
precedente.

I live action [ndr. zia, sono i film dei cartoni animati con le persone vere ed i mostri di cartapesta, dai zia, no! no!, zia, quelli sono i Power Ranger!!!]
sono lo storico tentativo nipponico di trasposizione cinematografica non-animata dei loro amatissimi anime/manga. Ma non sono amatissimi per niente.
In realtà fanno abbastanza schifo. In occidente, di solito, li fermano alla frontiera (anche perché qui li aspetterebbe una vita di ignominia). In Giappone,
sono un fenomeno culturale importantissimo, tanto radicato che i registi non riescono a NON farli, ma non sono sicuro che li apprezzino.

Pacific Rim funziona proprio perché non è un live action, ma un blockbuster hollywoodiano della peggior risma. Ed è qunidi esente dalla valangata di
grottesche bruttezze che piagano i live action. Certo, soffre della valanga di difetti del cinema americano di massa, come l'anelito al denaro più che
all'arte o la sindorme della "semplificazione alleata dell'antagonista". Sindrome curiosa, quest'ultima, per cui l'antagonista della storia è sempre visto
come un nemico invasore barbaro e cattivo, le cui vicende e ragioni sono irrilevanti (quando addirittura non pervenute) e contro cui tutti i popoli civili
fanno fronte comune. Probabilmente è retaggio del cinema di propaganda della seconda guerra mondiale. Sta di fatto che la trama di Pacific Rim ne
soffre maledettamente.

Questa è, quindi ed a mio avviso, la lacuna più grande e vistosa di Pacific Rim: un nemico di cartone. Quasi lo rovina, davvero. Go Nagai [ndr. papà
Goldrake e fonte di ispirazione certa] già nel '70 creava trame, psicologie e background per i suoi antagonisti alieni. Perché dei simpatici kaiju
bio-ingegnerizzati da 2500 tonnellate e che si spostano attraverso una faglia dimensionale devono essere per forza, come dire, insulsi? Perdono
indubbiamente di credibilità. E contribuiscono al fallimento narrativo di Pacific Rim (perché amici miei, sì, fallisce. Ma tra due paragrafi, tranquilli).

Tuttavia capirete che tutto questo è irrilevante di fronte alla gravità del pericolo live-action appena scampato. Come solo i blockbuster sanno esserlo,
Pacific Rim è un RobotVsMonster movie da due ore figo e veramente piacevole da vedere. Il primo e l'unico, almeno per adesso, su questa terra.
E perciò dovreste vederlo. Se no, vedetevi un live-action.
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QUELLE QUATTRO COSE BELLE RANDOM CHE NON TI ASPETTI

Prima di passare a quello che tutti state veramente aspettando, ovvero parlar male della sceneggiatura di Pacific Rim (eh, vi conosco, bastardi), volevo
giusto annotarvi quattro cose che non mi aspettavo di apprezzare così tanto in Pacific Rim e che possono facilmente sfuggire nel gargantuesco turbinio
di mazzate per i quali abbiamo pagato felicemente 8.00 euro di biglietto.

  1. La scenografia: sì, ragazzi, la scenografia. Lo so che suona come una cosa da vecchiette, ma la scenografia di Pacific Rim è figa. Il
    quartiere di Honk Kong ricavato dallo scheletro di un kaiju, dove si svolge il traffico di organi di queste mastodontiche creature, è visionario, evocativo,
    mistico, post-moderno, brulicante, vivo e fottutamente figo. L'enorme hangar militare dove vengono assemblati i jaegers è figo. La base della muraglia
    in costruzione dove si incontrano Pentecost e Raleigh è figa. L'ingresso della base è figo. La stanza dei due ricercatori è figa. E notarlo, è figo.


  2. La pioggia: nella scena in cui la signorina Mako accoglie con un ombrello Pentecost e Raleigh, appena arrivati in elicottero alla base della
    resitenza, piove. Guardate bene quella pioggia. Tolto l'effetto fantastico che dà alla scena nel complesso, fate caso a come scivola sull'ombrello nero.
    Sarà la tela cerata, non lo so. Un trip fantastico ed un effetto raffinato. Chapeau.


  3. Il 3D: il 3D è fatto veramente bene. Ai livelli di Avatar e The Avengers. Funzionale all'azione, ben definito, dai colori non troppo scuri,
    fisicamente sopportabile, non esageratamente spinto, reale, sti cazzi. Un motivo serio per vederlo al cinema.


  4. I cazzotti: ma come i cazzotti? Quelli li hanno visti tutti!!! Pensavo la colonna sonora, gli effetti sonori, il doppiaggio, cose così... Per
    carità, tutto buono, ma niente di epico. Solo pochi brani degni di memoria (Pacific Rim tra tutti, credo), qualche sbavatura direzionale, voci e sincorno
    eccelsi come al solito (ma in Italia siamo abituati bene). Ma i cazzotti proprio non me li aspettavo. E non sto parlando degli effetti speciali.
    Perché con un budget miliardario e mecha e alieni giganteschi non è stato un tripudio di raggi laser, granate soniche, onde d'urto, esplosioni, alabarde
    spaziali e ultra-megazord? Cosa ha portato Del Toro e Beacham a preferire titanici duelli di pugni a tutto questo? E soprattutto perché ci è piaciuto così
    tanto? (Lamentatevi degli effetti speciali, forza! Se ne avete il coraggio, fate una animazione in Blender da 30 secondi, poi ne parliamo. Il mare, erano
    coperti dall'acqua, era notte... Cazzi. Quei cosi erano veri in un mondo vero. Lamentele da gente che non ha neanche idea di che voglia dire render.)
    Perché lo hanno fatto (motivi tecnici? non credo) o perché ci è piaciuto non lo so. Se, qualcuno ha idea me lo dica, per favore. Ma, nel frattempo,
    applauso al coraggio, all'esperimento in un film da milioni di dollari (per me lo è) e alla resa teatrale.


FALLIMENTO ANNUNCIATO, NULLA È CAMBIATO

Ok, ci siamo, finalmente. Ultimo paragrafo. Perché non mi è piaciuta la sceneggiatura di Pacific Rim. Se mi conoscete, vi aspetterete una critica al
vitriolo, di quelle che piacciono e fanno ridere la gente. E invece no. Ve l'ho già detto, questa non è la recensione che cercate. Questa è una recensione
di guerra. Quindi andiamo a smontare tutti gli attacchi intellettualoidi di chi si crede ancora che La Divina Commedia funzionerebbe bene
come sceneggiatura di Die Hard, in ordine di stupidità: dal più idiota al più serio (che ovviamente è il mio :P)

[ndr. Sempre per la zia, ricordiamo che una scenggiatura non consiste solo nella trama del film, ma anche nei dialoghi e in una descrizione più o meno
dettagliata delle scene, dei personaggi, delle azioni e delle inquadrature. E che il demone della semplificazione mai più mi colga.]

Per partire armati di buon spirito, ricordiamoci che Pacific Rim è un film ad altissimo costo per secondo e che dura due ore. Se vi chiedete perché non è
una trilogia (così, perché va di moda), ponetevi anche queste due domande: avrei visto tre film di robot che picchiano rettili per tre anni di fila ad un
anno di distanza l'uno dall'altro? E se fossi un produttore, avrei mai speso centinaia di milioni di dollari per ognuno degli espisodi prima di sapere come il
pubblico avrebbe risposto alla domanda precedente? *pausa e sguardo immobile* Fatto? Siamo carichi? E allora andiamo!

  • I personaggi sono piatti, non evolvono : ah, un classico. Mamma mia, quanto mi piace tutte le volte. Chiariamo subito cosa si intende con
    "evolvere" e perché questo sia importante [ndr. definizione personale, da prendere con le pinze]: un personaggio "evolve" quando muta il suo stato
    (perlopiù psicologico) in risposta ad avvenimenti esterni avvenuti nel corso della narrazione e, di conseguenza, il suo modo di rispondervi.
    L'evoluzione dei personaggi è spesso (ma non sempre) uno degli ingredienti fondamentali per conferire tono, ritmo ed interesse alla storia [ndr. fine
    definizione]. Per la stragrande maggioranza di chi scrive recensioni, evolvere ha connotati positivi (imparare, diventare migliori), ma ciò non è
    necessariamente vero, seppur sia il caso più comune.

    Allora, sarete d'accordo con me che due ore di cui la metà passate a fare a pugni con gli alieni (perché questa è l'anima di Pacific Rim, fatevene una
    ragione) non sono abbastanza per dare il tempo necessario al pubblico di conoscere i personaggi, affezionarsici e poi poterli cambiare in maniera
    significativa. Un film d'azione non è un romanzo psicologico di 500 pagine, con nostra buona pace (e fortuna). Tuttavia, ci sarebbe spazio per farlo con
    un personaggio o due, direbbe qualcuno. Vero. Ma Pacific Rim ci prova con ben 7 personaggi insieme!!! Il protagonista Raleigh, la signorina Mako, il
    granitico Pentecost, Hansen padre ed Hansen figlio ed i due scienziati Newton ed Hermann (pensateci bene, ci torniamo tra pochissimo). Il problema è
    che sono troppi!!! Non c'è tempo per farli evolvere tutti in maniera significativa. Sto cazzo di film non ha proprio il senso della misura... Una delle
    pecche di Pacific Rim è che ha troppi personaggi che evolvono. Che sarebbe il contrario dell'accusa, se non l'aveste notato. (Spero che non
    avessero intenzione di fare un film corale della resistenza umana contro i kaiju, perché se è così, non se ne è accorto nessuno)


  • I personaggi non sono interessanti, sono stereotipati: di solito in coppia con la prima ed altrettanto abusata. Tuttavia, questa ci azzecca
    almeno per metà. In effetti, i personaggi in Pacific Rim sono stereotipati. Tutti tranne uno (indovinate chi). Ma andiamo con ordine.

    Possiamo grossolanamente dire che i personaggi si dividono in originali, stereotipati e scialbi [ndr. tassonomia personale e ritorno del demone della
    semplificazione]. L'originale è il personaggio interessante per definizione, di quelli che rimangono nell'immaginario e che, nei casi migliori, fanno anche
    da modelli per il futuro. Un personaggio originale, tuttavia, può fallire se non si addice al ruolo affidatogli nell'economia della trama. E qui spuntano i
    personaggi stereotipati, ovvero quelli che personificano il proprio ruolo. L'esempio lampante è il comandante Pentecost, duro, autorevole, granitico,
    inamovibile, come il suo ruolo richiede. Ve lo sareste immaginato un comandante del genere con la passione per i rossetti? Sarebbe stato originale, ma
    non avrebbe funzionato. E, nel caso di un limitato budget di tempo, gli stereotipi sono l'unica opzione narrativa possibile (a meno di non essere autori
    dal talento olimpico) poiché, essendo prevedibili, sono instantaneamente comprensibili al pubblico, come accade appunto in Pacific Rim.
    Esempio: i siberiani e gli orientali piloti di mecha. Più stereotipi di così non ne ricordo, ma di certo inquadrabili in un nanosecondo.
    Tuttavia, un personaggio stereotipato non è necessiaramente poco interessante. Anzi, spesso i personaggi a cui più ci affezioniamo o che più ci
    piacciono, ovvero quelli comici, sono uno stereotipo vivente. Prendiamo Newton ed Hermann: sono gli stereotipi degli scienziati imbranati e regalano
    piacevoli intermezzi comici tra una scena di mazzate e l'altra. Non avreste mandato avanti le scene dove ci sono quei due; quindi sono interessanti. Gli
    scialbi, invece, sono i fantocci che non rientrano nelle prime due categorie e che malauguratamente a volte transitano nel ruolo di protagonisti di
    qualche scena. In Pacific Rim non succede, per fortuna.

    Per concludere, sì: i personaggi di Pacific Rim sono stereotipati, ma questa non è proprio una colpa. Per me, è un'espediente narrativo, che in questo
    contesto mi sembra condivisibile e riuscito. Profondità psicologica barattata per godibilità del film. Funzionassero sempre 'sti baratti...
    Certo, un paio di personaggi originali avrebbero potuto pure metterli. Una tecnica per creare un personaggio originale è farlo evolvere da uno
    stereotipo. Vecchia come le caverne e bell'e funzionante, chiavi in mano. Peccato che abbiano deciso di far evolvere ben sette personaggi, invece di
    concentrarsi su uno o due. Così le loro evoluzioni affrettate non hanno permesso ai personaggi di travalicare i limiti del proprio ruolo. Nello specifico?
    Prossimo attacco.


  • I personaggi e la trama sono prevedibili, vanno sempre dove ti aspetti: ci avviciniamo a qualcosa di sensato, ma ancora non ci siamo.
    Pacific Rim è un film di quelli da due colpi di scena in canna e basta (poco tempo tra le mazzate). Di sicuro quello che gli sceneggiatori credevano fosse
    un gran colpo di scena, [ndr. SPOILER] ovvero il fatto che l'attacco kaiju fosse organizzato da un'altra civiltà e che i kaiju stessi non
    fossero che armi, si è dimostrato un po' loffio. Si poteva prefigurarlo facilmente, in effetti. Stessa fine per il passato da malatissimo pilota solitario di
    mecha e salvatore di bambine nipponiche di "uomo d'acciaio" Pentecost. Finiti i colpi di scena.

    Il resto, quello che si anticipava sempre, che si sapeva sempre come andava a finire, ha un nome e si chiama climax. Tutta la sceneggiatura, che
    pecca di mediocri dialoghi (ma funzionali! e non che abbia sentito nessuno lamentarsene) quanto di ingenuità, è un gigantesco e ben ordito climax in
    preparazione all'esplosione finale. Ogni azione va in crescendo, ogni battaglia va in crescendo, ogni kaiju va in crescendo (l'ultimo è, come ben avevate
    previsto, un livello 5. Vi sentivate intelligenti? E invece no! Era tutto organizzato) e perfino le evoluzioni dei personaggi (sarà noioso, ma ci devo
    tornare, per amore della completezza).
    Hansen cattivo-padre dice che vuole bene al figlio lasciandolo andare al suicidio finale, Hermann si scioglie e aiuta Newton a sopravvivere al drift col
    cervello kaiju, Newton comprende che i kaiju non sono fighi ma da temere connettendosi a loro e scoprendo come distruggere la breccia, Hansen figlio
    smette di essere egoista ed accetta il sacrificio, Pentecost accetta di lasciar andare Mako dalla sua morsa protettrice e si sacrifica per lei insieme al
    fesso di prima, Mako si libera delle proprie paure (la scarpetta, il drift, la lotta) e si pacifica con il padre putativo nella lotta finale, Raileigh si libera dai
    fantasmi del fratello (il passato) e decide di salvare Mako (il futuro) a repentaglio della vita ritardando l'esplosione finale per il massimo cardiopalma
    possibile. Tutto in crescendo fino alla fine. E per fortuna funziona! Ha una fine spettacolare e che non lascia quell'amaro in bocca di "eh, ma se alla fine
    avessero...". La fine è quella giusta perché è preparata in tutta la sceneggiatura. Ma capite che con questa cosa abbiamo sacrificato ogni possibilità di
    evoluzioni originali. Ne è valsa la pena? Dipende quanto apprezzate di solito la fine dei film (io poco).


  • È inesatto scientificamente: di solito parte dai nerd o dagli amanti del filone di fantascientifico. Sinceramente pure io mi sono sentito offeso
    quando il kaiju-bomba EM manda fuori uso tutti i dispositivi digitali di mezza Cina e "Gipsy Danger l'analogico" no. E come lo controlli un doppio reattore
    nucleare dalla testa di un robot? E come comunichi con la base? E come li fai funzionare gli schermi colorati? Con i pistoni? Con le pulegge? O con un
    immenso circuito di elettronica analogica (resistente ad una bomba-EM) che va dal culo di quel coso d'acciaio alla torre di controllo? Costruito nel 2015
    o giù di lì, poi!!!

    Ma tolto questo, non mi sembra ci siano altre cavolate madornali. Il linguaggio tecnico con cui descrivono i mecha è realistico e sinceramente ho amato
    la dovizia di particolari con cui si è parlato di fisiologia kaiju o di collegamenti neurali e rabbit (sapientamente lasciato in inglese nella traduzione). Quindi ti perdono.


  • Non coinvolge: questa è la mia accusa: Pacific Rim è un fallimento narrativo. Lo spettatore non riesce ad immedesimarsi per nulla
    nei fatti narrati ed il film rimane sempre, di conseguenza, un bel giocattolo in vetrina da ammirare da lontano. La pellicola fallisce totalmente nel
    ricreare quell'atmosfera pre-apocalittica in cui è immersa la Terra del 2020, seppur abbia le possibilità per farlo. La colpa di tutto ciò non va ricercata in
    attori scadenti (anzi) od in una regia poco attenta ai dettagli (ma figurati). La colpa è tutta nella sceneggiatura.

    Gli espedienti narrativi necessari a ricreare l'opprimente e ansiogena atmosfera che precede l'apocalisse non mancano, ma essi servono solo ad
    abbozzarla, suggerirla, mai a costruirla di ferro e mattone. Il più rappresentativo è l'orologio del giudizio, quello che viene azzerato ogni nuovo attacco
    kaiju. Perfetto, cosa c'è di più ansiogeno di quello? Basta inquadrarlo ogni tre per due con una musichetta carica carica di sottofondo ed il gioco è fatto.
    Magari quando qualcuno è felice, così per stroncarlo del tutto. Fallo diventare un incubo e avrai la tua atmosfera soffocante, che è proprio il motivo per
    cui è stato messo lì quel diavolo di orologio. E invece no! Si vede tre/quattro volte di sfuggita! Me ne ero praticamente dimenticato finché Pentecost non
    ha detto "Riazzerate l'orologio!". Orologio? Ma quale? Ah sì, quello dello morte, e chi se lo ricordava più. Una grande idea buttata nel cesso. E così ad
    ogni palazzo caduto o vita spezzata.

    E la lista delle occasioni perse può continuare per molto: i cibi razionati ("Questo è uno degli ultimi porti attivi. Qui abbiamo ancora le patate!" Stop.
    Finita lì.), i rifugi anti-kaiju, qualche spaccato di vita della società sull'orlo del collasso, qualche dramma familiare, i monumenti distrutti (lo stadio di
    Sidney è inquadrato 5 secondi netti!!!), l'impotenza e l'incredulità di quelli che costruiscono la muraglia ("L'ha distrutta come se niente fosse! Che ci
    stiamo a fare qui?" Boh, fatta. Liquidata pure questa.), violenza per le strade, un barbone col cartello "il mondo finirà oggi", fate qualcosa cazzo, state
    per morire!!! Nulla. Ombre sullo sfondo. Eco lontane. Matita al posto di china. Rumore di fondo che l'imponenza maestosa dei mostri spazzerà via dalla
    mente dello spettatore in un attimo. Che è quello in cui arriva il primo cazzoto. Già lì, Gulliermo, hai perso.

    Senza contare le vistose lacune nella trama, come la motivazione che spinge i potenti del mondo ad investire in una muraglia palesemente inutile
    piuttosto che nei jaeger ammazza-mostri, o le infelici scelte narrative, tanto infelici da sembrare addirittura errori. Ultimo esempio prima di terminare
    'sta recensione infinita: il sangue dal naso. Questo felice espediente narrativo lo si vede comparire in ben tre contesti diversi: all'inizio durante le prove
    di pilotaggio singolo dei jaegger, ogni volta che il comandante Pentecost è stressato e dopo che Newton si collega neuralmente con il cervello di kaiju.
    Perfetto, fighissimo, cosa lega queste tre cose? Ce lo si chiede per un film intero. Poi arriva l'aiuto lanciato dallo sceneggiatore: "Newton, pezzo di
    cretino! Il collegamento è a doppio senso, non sei solo tu ad aver visto nella mente dei kaiju, anche loro hanno visto nella tua!". Fantastico. Ed
    incominci a farti film (è il caso di dirlo) su improbabili alleanze alieno-umane, doppi-giochi del capitano, controlli mentali a distanza, tecnologia jaeger
    made-in-kaiju. E poi... Cazzi. Poi scopri che al capitano sanguina il naso per le radiazioni dei primi jaeger e per questo morirà. Mentre il povero Newton
    ha guadagnato solo le attenzioni premurose di una kaiju che lo vuole mangiare. Opinabile. Deludente. Sbagliato. Citando lo sceneggiatore Francesco
    Artibani: "Un film in cui la gente perde sangue dal naso per due motivi diversi è un film scritto male".

    Aggiungiamoci, infine, un intreccio sottosviluppato da buon vecchio blockbuster americano, con cattivi di cartapesta (ve la ricordate la sindrome?),
    personaggi stereotipati e dall'evoluzione prevedibile (eh sì, da qualche parte la devi pur pagare), dialoghi da camera di puro intermezzo ed il gioco è
    fatto. Lo spettatore non aspetta altro che guardare il prossimo combattimento, l'unica e vera anima del film. (e forse va bene così)


IL MIO GIUDIZIO

Pacific Rim è un maestoso, monumentale, epico e titanico fallimento poiché incapace della magia fondamentale del cinema, ovvero quella di far
dimenticare allo spettatore pagante che sta effettivamente solo guardando un film.
E per questo Pacific Rim rimarrà sempre e soltanto un film da vedere.
[ndr. la zia crede che voglia dire che alla fine gli è piaciuto, è solo che il ragazzo non lo dà a vedere. E forse va bene così.]

PS: avete indovinato chi è il personaggio originale? Ah, vi eravate dimenticati? Era troppo lunga la recensione? Vabbè :( Comunque è quel
pazzo di Hannibal Chau. Già solo per le scarpe in ferro si merita un posto nell'olimpo dei personaggi indimenticabili, proprio tra Lord Henry Wotton e
Emporio Ivankov. :woot:


NOTA 1
Mi scuso se la recensione è un troppo lunga, pesante e un po' fuori dal mio classico stile critico (per chi lo ricorda). Ma questa non è la recensione che cercavate. ;)


NOTA 2
Il Phoenix Forum è in disuso da un po'. Se volete rispondermi lo potete fare tranquillamente su Facebook o se vi va, iscrivetevi e fatelo qui.
Tanto non vi sentirà nessun altro, qualsiasi cosa voi decidiate di fare. È‎ 'na cosa fra te e me. Urlare non ti servirà.


Edited by Poros_7 - 17/7/2013, 11:44
 
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